Quella che fu una delle aziende di punta della città, la Pastore, specializzata nella costruzione di serrande basculanti in acciaio, oggi ospita giovani studenti. Fabbrica di compensati, fortemente distrutta dai bombardamenti della guerra, poi parzialmente ricostruita e trasformata in azienda meccanica per serrande e negli ultimi anni in magazzino di articoli elettrici, oggi la struttura ospita nuove attività: un edificio ibrido e resiliente. Il nuovo Camplus è un edificio ibrido dove convivono funzioni, caratteri e prospettive diverse, e dove l’apertura di nuovi varchi e accessi conferma il rapporto con lo spazio aperto della città. Infine è un edificio resiliente perché dopo anni di abbandono, ritrova nuove funzioni, modificando i propri caratteri e proiettandosi a rispondere a nuove sfide attese nei prossimi decenni: controllare il cambiamento climatico, perseguire la qualità urbana ed ambientale, contrastare l’inquinamento atmosferico.
Ricostruito nel 1959, a seguito di un bombardamento sui resti di uno stabilimento degli anni venti, l’edificio della ex Pastore caratterizzato dalla scansione della struttura portante in cemento, è stato trasformato da Picco Architetti con Mediapolis Engineering e Cogefa in un nuovo complesso con centro commerciale e residenza universitaria. Il progetto ha previsto la demolizione del volume degli ex locali dell’abitazione custode su corso Novara, con la conseguente apertura del fronte su via e la definizione di uno spazio di relazione pedonale. Elemento di mediazione tra il corso e il fronte arretrato dell’edificio commerciale, la nuova alta pensilina che costituisce un nuovo segno identificativo del processo di rinnovo. Sul fronte di via Perugia, all’angolo con via Padova si trova l’ingresso della residenza universitaria che con un’ampia vetrata e un volume a doppia altezza si apre verso il Campus Einaudi, e sullo sfondo, la collina. Nel volume di testa, ad angolo con via Perugia, al piano terra si apre un locale ristorante firmato dallo studio Lamatilde. La struttura residenziale accoglie gran parte degli spazi comuni a piano terra, lavanderia, palestra, deposito biciclette, sala ricreativa, ,corte aperta con impianto da gioco, sala conferenze e sala di coworking, allestiti sempre dallo studio Lamatilde. Ai livelli superiori sono distribuite le camere in gran parte dotate di angolo cottura, salvo una parte organizzate in cluster dotati di cucina in comune. Tutte le porte interne della struttura sono di Garofoli: Rei 30 in legno massiccio Ascherry chiaro e porte in laminato Gidea.
Gli interventi di riqualificazione energetica ed impiantistica sono stati importanti. L’involucro è stato completamente isolato, nei muri perimetrali, nei solai di pavimento e nelle coperture, con sostituzione di tutti i serramenti esistenti con serramenti prestazionali dal punto di vista termico ed acustico. Gli interventi di isolamento a cappotto dall’esterno, necessari al fine di minimizzare i ponti termici esistenti, hanno tenuto conto delle gerarchie compositive tipiche dell’edificio dal carattere industriale. A partire dalla conferma della marcata continuità della linea orizzontale del cornicione, e della zoccolatura in pietra di gneiss, il ritmo verticale delle lesene e il disegno degli ampi serramenti è stato mantenuto, in linea con il carattere industriale originario della struttura. In ogni campata, scandita da lesene di ordine principale, sono inserite due finestre per piano interrotte da lesene di gerarchia inferiore, che interrompono il serramento in corrispondenza della parete di separazione tra le camere. La partitura di facciata della parte terminale della palazzina prospettante corso Novara e le prime 4 campate su via Perugia, prima caratterizzate da semicolonne poligonali e finestrature più strette, sono state rese coerenti al resto dell’edificio con la rimozione dell’apparato decorativo incoerente, l’ampliamento delle aperture, e l’estensione del principio compositivo della facciata, con puntuali consolidamenti strutturali. La copertura è stata completamente rifatta con una struttura metallica più leggera dell’esistente, mantenendo la medesima geometria. Nel sottotetto, non abitabile, sono statu collocati impianti di trattamento aria e serbatoi di accumulo. Un impianto fotovoltaico e pannelli solari sulle coperture piane del parcheggio e sulla falda esposta a sud dello studentato, completamente integrato nella falda completano l’insieme.
Questa parte del quartiere Aurora si sta infatti trasformando in un nuovo hub universitario con una serie di studentati, che portano gli studenti a gravitare lontano da Centro e Vanchiglia. A poche centinaia di metri in linea d’aria c’è il Campus Einaudi, il nuovo cuore dell’Università di Torino. Non lontano la nuova sede direzionale Lavazza, che accompagna alle attività per uffici nei nuovi edifici, il recupero dei fabbricati della storica centrale elettrica per cultura, ristorazione e tempo libero. Il progetto di Cino Zucchi integra il centro direzionale dell’azienda con funzioni di interesse pubblico, quali la formazione universitaria (IAAD) il centro congressi e polo culturale nella centrale storica, la piazza e gli esercizi pubblici. Inoltre la prevista linea 2 della metropolitana potrebbe cambiare il volto del quadrante urbano portando valore alle aree, in buona parte sottoutilizzate (ex Variante 200), dell’asse di via Bologna affiancandosi a Piano particolareggiato dell’area ex Regaldi, primo tassello di trasformazione di una porzione dell’ex scalo Vanchiglia.