Dalla manovella al relé domotico

Ubaldo Spina

Scenari, logiche e dispositivi che popolano e renderanno sempre più “intelligenti” le nostre abitazioni.

In una sua celebre affermazione, Ross Lovegrove definiva semplicemente ”futuro” tutto ciò che non era ancora realizzabile. Trattasi di una dichiarazione di stampo fortemente illuminista, impregnata della consapevolezza dell’uomo moderno di poter arrivare dovunque e poter controllare qualsiasi cosa (uscire dallo stato di minorità dipende solo dall’uomo). Serve del tempo, ma si arriva. Arrivare dovunque, controllare qualsiasi cosa, sono parole chiave per chi si occupa di domotica, uno dei pochi vocaboli che aveva proiettato il latino e il greco nel paesaggio terminologico del XXI secolo e che resiste affannosamente al bombardamento quotidiano dei fautori della Smart Home. Per quanto belli e sensati, “domus” e “ticos”, lottano ogni giorno per non essere spazzati via.

Arrivare dovunque. La domanda è ovviamente collegata alle logiche, ai percorsi e alle derivazioni degli impianti che consentono alle abitazioni contemporanee di servire localmente l’utente, alleviare alcune fatiche domestiche, rendere la propria abitazione uno spazio personalizzabile capace di generare esperienze soggettive. Il mercato, almeno fino a pochi anni fa, non lasciava scampo: realizzare un nuovo impianto o sostituire il vecchio impianto. Il desiderio domotico passava quindi attraverso le fatiche e i costi del cablaggio, avvalendosi del filo come strumento (sicuro e affidabile) per alimentare e gestire soluzioni. Il presente, invece, è la trasformazione in chiave “smart” di un impianto esistente, con la promessa di rendere quanto meno invasivo l’intervento senza rinunciare alle infinite possibilità offerte dalle tecnologie ICT. Pulsanti, leve, telecomandi, hanno gradualmente lasciato lo scettro alle APP. La gestione della casa è oggi completamente affidata ad uno smartphone, possibilmente carico. Vediamo nel dettaglio quali sono i principali scenari di questa trasformazione e come la casa può risvegliarsi dinamica in pochi passi.

Illuminazione. Si tratta, indubbiamente, di una delle operazioni maggiormente gratificanti per i cultori della luce. Accendere a distanza mediante comando vocale, dimmerare l’intensità e cambiare colore sono atti creativi che stimolano il progettista nelle soluzioni e trasformano la casa in un campo dove giocare a zona con la luce artificiale.

Videocitofono. Aprire al corriere, superare l’eterna lotta con lo smarrimento delle chiavi, sentirsi un po’ detective nello scrutare chi si è avvicinato alla nostra abitazione in una determinata ora. Controllare a distanza l’accesso principale è sempre stato un sogno proibito per gli amanti della sicurezza e per coloro che sono affetti da distrazione cronica.

Prese. La vera rivoluzione è forse qui. Il relè domotico è un prodotto estremamente popolare dal prezzo contenuto, consente di controllare qualsiasi presa tradizionale monitorandone i consumi. Sono in grado di lavorare sia in alta che in bassa tensione, si controllano con App proprietarie e sono compatibili con Alexa, Google e IFTTT. Gli smart switch, come vengono classificati in inglese (per non dimenticare il conflitto di cui sopra) sono ad oggi tra le soluzioni più amate dal mercato. Oggettini plastici che si alimentano grazie all’impianto esistente e che dialogano con la rete Wireless, perfettamente incassabili in vecchie cassette elettriche.

Termostato. È stato tra i primi oggetti a offrire scenari tecnologici nelle abitazioni. Piccoli pannelli in grado di gestire e temporizzare la climatizzazione domestica, uno dei primi centri di comando con interazione touch ad aver popolato le nostre abitazioni. Lo smartphone non soffre di nostalgia, per questo anche il pannellino retroilluminato d’azzurro è destinato a scomparire.

Tapparelle. Oggetto controverso per i puristi delle facciate, simbolo di una triplice gestione schermante e protettiva per la casalinga di turno. Si è passati in pochissimo tempo dalle noie del cavo d’acciaio alla rivoluzione motorizzata fino alla chiusura intelligente in caso di pioggia (o meglio di grandine e chicchi affini) per salvaguardare vetri o l’abitazione da possibili allagamenti. “Dalla manovella al relè” è un titolo degno di un’opera di Walter Benjamin.

Gestione carichi. Evitare il blackout impostando le priorità. Più tecnologia accogliamo, più sarà necessario conoscere le relazioni tra elettrodomestici, collegando e scollegando a nostro piacimento, disattivando utenze stagionali o utenze a rischio bolletta o incidente domestico come scaldacqua, stufe elettriche o piastre a induzione.

 

Cosa ci aspetta? Dal nostro punto di vista questo scenario dovrà maturare ancora a lungo prima di essere defenestrato (è il caso di dirlo). Le tecnologie wireless condurranno a soluzioni estreme e imprevedibili negli anni in cui scriviamo e saranno sfruttate a lungo considerando gli enormi investimenti che le hanno precedute e le applicazioni ancora inesplorate. Ma la casa dinamica di domani andrà oltre, si baserà su superfici e vernici conduttive, su nastri che sostituiranno gradualmente i cavi e saranno applicabili come adesivi, intonacabili e gestibili grazie a spessori molto sottili. In pratica saremo capaci di muovere le prese dove ne avremo bisogno e di creare infiniti plug. In molti casi non sarà più necessario elettrificare, gli oggetti smart saranno alimentati a batteria e finiranno la loro giornata presso punti di ricarica nascosti o in vani tecnici appositamente adibiti. Piccoli robot ci seguiranno passo passo, trovando ciò che cerchiamo, servendoci senza il rischio di istanze sindacali e rendendo sempre più inutile la nostra memoria visiva e la nostra capacità manuale. Le vere sfide per i progettisti saranno di altra natura, tutelare ciò che resta della nostra privacy e umanizzare un tetto invaso da tecnologie (dis)abilitanti.

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